Il patto di non concorrenza è un accordo tra azienda e lavoratore (o socio) che vieta a quest’ultimo di svolgere attività lavorative o imprenditoriali concorrenti per un determinato periodo dopo la cessazione del rapporto.
La violazione del patto di non concorrenza da parte del socio o del lavoratore è un illecito contrattuale che comporta responsabilità civile e penale e può arrecare danni economici all’azienda, giustificando azioni legali e richieste di risarcimento.
Un dipendente o un socio viola il patto quando:
Lavora per un’azienda concorrente, sia come dipendente che come consulente.
Avvia un’attività in proprio nello stesso settore, in contrasto con il vincolo pattuito.
Utilizza informazioni riservate dell’ex datore di lavoro a beneficio di un concorrente.
Contatta clienti o fornitori della precedente azienda per favorire la concorrenza.
Il datore di lavoro può chiedere il risarcimento dei danni subiti come perdita di profitti o clienti.
Può chiedere l’adempimento del patto di non concorrenza e, in caso di inadempimento, la risoluzione del contratto.
Può avviare una procedura d’urgenza (ordinanza inibitoria) per ottenere un provvedimento del giudice che imponga al lavoratore di cessare l’attività concorrenziale.
Il lavoratore può essere accusato di condotte sleali.
In alcuni casi, può chiedere la confisca dei profitti guadagnati dal dipendente.
Il socio può essere costretto a risarcire il danno alla società.
Può essere escluso dalla società.
Se è socio-amministratore, può avere revocata la facoltà di amministrare.
In entrambi i casi, il giudice del lavoro è competente per le controversie relative al patto di non concorrenza. Per dimostrare la violazione del patto di non concorrenza, il datore di lavoro deve valutare la nuova attività lavorativa e le mansioni svolte dall’ex dipendente.
La penale per la violazione del patto di non concorrenza può essere riqualificata dal giudice in base al danno effettivamente subìto.
Possono essere accusati di condotte sleali.
Possono essere perseguiti per la violazione del segreto professionale e aziendale.
Un’agenzia investigativa specializzata come Syria Group Investigazioni può raccogliere prove attraverso:
Monitoraggio del soggetto sospetto, con pedinamenti e documentazione fotografica/video.
Verifica dell’attività lavorativa del dipendente o socio dopo la cessazione del rapporto.
Analisi digitale per individuare scambi di informazioni o contatti con clienti/concorrenti.
Investigazioni aziendali per scoprire eventuali collaborazioni illecite con la concorrenza.
Le prove raccolte sono legalmente valide e possono essere usate in tribunale per:
Chiedere un risarcimento danni per la violazione del patto.
Ottenere un provvedimento d’urgenza per bloccare l’attività concorrenziale.
Procedere al licenziamento per giusta causa, se il patto è violato durante il rapporto di lavoro.
La Corte di Cassazione ha più volte confermato la validità delle azioni legali contro chi viola il patto di non concorrenza:
📌 Cassazione n. 8954/2020: ha stabilito che un ex dipendente che sfrutta informazioni aziendali riservate per favorire la concorrenza è tenuto a risarcire l’ex datore di lavoro.
📌 Cassazione n. 11002/2022: ha confermato il diritto dell’azienda di ottenere un’ingiunzione per impedire l’attività di un ex socio che aveva avviato un’impresa concorrente.
📌 Cassazione n. 21257/2023: ha ribadito che la violazione del patto di non concorrenza può giustificare il sequestro di beni o il blocco di un’attività imprenditoriale se arreca danni economici all’ex datore di lavoro.
L’agenzia Syria Group Investigazioni offre supporto strategico alle aziende per individuare e dimostrare violazioni del patto di non concorrenza attraverso:
Indagini riservate e mirate su ex dipendenti o soci sospetti.
Raccolta di prove utilizzabili in sede legale.
Supporto agli avvocati aziendali per azioni legali e richieste di risarcimento.
Affidarsi a un’agenzia esperta permette di proteggere il proprio business e contrastare comportamenti sleali con prove concrete e legalmente valide.
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